Riforma Gelmini: manifestazioni e scontri in Piazza Navona

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Le manifestazioni che coinvolgono genitori, studenti e professori insoddisfatti dei tagli e dei futuri interventi decisi dal Governo nei confronti della scuola, si stanno svolgendo in maniera un po’ diversa dal solito evidenziando una fantasia tipicamente italiana. Il presidente del Consiglio ha avanzato chi
are minacce, poi sdrammatizzate e riproposte, uguali nel contenuto seppure diverse nella forma; i manifestanti invece inventano modi di protestare simpatici o spiritosi o anche discutibili come quelli che, poco educativamente,coinvolgono i bambini.

L’espressione più frequente è quella della lezione in piazza che permette ai manifestanti di informare direttamente i cittadini con una partecipazione diretta, senza trascurare studio e lezioni.

Rappresentare simbolicamente e goliardicamente in mutande una prevedibile futura situazione dell’università stupisce ma non scandalizza. Conformemente al Festival della Scienza, molti studenti di architettura genovesi hanno inventato il “ Festival della cultura “ e si sono foto segnalati su sito internet, “mettendoci la faccia”.

Nella contrapposizione politica creatasi, i linguaggi usati sono due: quello della parola, inusuale , duro e insolito di un neo ministro evidentemente incapace di confrontarsi o impossibilitato a farlo e quello dei fatti, nuovo e diverso che appartiene a manifestanti di settori differenti.

Genova, città seria, ritrova il suo humor ma continua la protesta nel convincimento che un dialogo sia doveroso anche con un governo che avendo stravinto le elezioni pensa di poter restare fermo alla vittoria elettorale negando al popolo elettore il diritto di essere ascoltato anche dopo le elezioni, non solo prima.

I dati forniti dai partecipanti allo sciopero di ieri nella nostra città si differenziano troppo da quelli della Questura. La Polizia di Stato ha sempre indicato con cifre conformi alla realtà le
situazioni di ordine pubblico ma forse il G8 ne ha cambiato in parte il metodo.

I fatti accaduti in Piazza Navona, a Roma, inducono a ritenere come lungo tutto l’arco di una protesta nazionale largamente condivisa, sia stato costantemente presente il sottile filone di una repressione duramente annunciata e mai abbandonata. La politica non può comunque prescindere dal confronto di idee. Nella maggioranza esistono persone liberali, capaci di vivere al meglio la democrazia.

Sarebbe auspicabile che cominciassero a prendere atto delle opinioni di coloro che li hanno
delegati a rappresentarli.

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