La Polizia ha una professionalità specifica sulla violenza sessuale.




La strumentalizzazione per fini politici dei problemi inerenti la sicurezza non è un fatto nuovo e nelle ultime elezioni essa ha determinato la vittoria di chi prospettava la repressione come l’unico mezzo per migliorare la qualità della vita nelle città.

La sicurezza però non si realizza solo con la repressione ma costituisce il prodotto finale di tutta una serie di interventi basati sulla collaborazione tra le varie istituzioni e tra istituzioni e cittadini. E’ un fenomeno traversale alla cui realizzazione contribuiscono fattori diversi e talvolta imprevedibili.

La carta europea, cui il Comune di Genova ha aderito nel 2002, include la sicurezza tra i diritti fondamentali dei cittadini delle città cioè di tutti coloro che nella città appunto vivono.

In ambito europeo si fa distinzione tra i problemi derivati dal crimine e quelli che dipendono invece dalla paura del crimine. In parole più semplici si distingue la sicurezza reale da quella percepita e si propongono interventi di tipo diverso per le differenti problematiche che ne derivano.

Una situazione abbastanza difficile come quella che viviamo attualmente non può essere risolta con provvedimenti demagogici o improvvisazioni casuali ma deve essere affrontata con intelligenza nell’ambito di un sistema integrato di cui fanno parte istituzioni e cittadini e nel quale ciascun componente è tenuto a fornire positivi e condivisi contributi.

Genova tale sistema lo ha creato già da tempo e, in linea di massima, esso funziona. In una società complessa come la nostra, tuttavia, le soste non sono permesse. Si deve continuare a cercare risposte alle problematiche confrontandosi a livello europeo e non solo, studiando soluzioni concordate per tutti quei problemi che caratterizzano il nostro mondo in continua
evoluzione.

Sulla violenza sessuale, argomento dominante di questi ultimi giorni, esprimo il convincimento che siano assolutamente condivisibili le proposte che il Dr. Michele Marchesiello formula nell’articolo del 28 gennaio, sul Secolo XIX.

I movimenti femminili hanno da tempo interrotto quella lotta serrata a difesa dei diritti della donna che aveva caratterizzato i decenni precedenti. Bisogna perciò ripartire dal punto in cui si è lasciato senza nulla sognare su presunte pari opportunità, diventate più un mezzo di avanzamento di carriera per qualcuna che non un democratico sistema di garanzia.

L’ espressione usata da Berlusconi a proposito della impossibilità di impiegare un soldato per ogni “bella” donna, suona come una fedele fotografia della nostra attuale società in cui la donna subisce violenze di cui parla, con colpevole disinvoltura, proprio chi dovrebbe contribuire ad eliminarle. Non sa, il nostro capo del Governo che la violenza tocca le donne di qualsiasi età e condizione.

Mi meraviglia che le donne continuino ancora a votarlo. Alla violenza si aggiunge il fatto che cinquant’ anni di ottimo lavoro delle donne nella Polizia di Stato vengono completamente ignorati.

La donna poliziotto non si vede riconosciuti i dovuti meriti ed è più facile avviare uno studio su violenza e stalking, come si trattasse di fatto nuovo, piuttosto che prendere atto di una esperienza pregressa cui attribuire il giusto valore. E’ da chiedersi se é davvero così difficile per il mondo maschile, riconoscere i meriti delle donne che hanno maturato esperienze specifiche diverse da quelle abituali?

Dico questo perché sono convinta che una specificità sui reati di violenza appartenga, al momento, solo alla Polizia di Stato. Nel decidere, ad esempio in sede di Comitato provinciale per la sicurezza, quali interventi attuare sul territorio o in altri ambiti, forse varrebbe la pena di non considerare solo insostituibile la presenza dei responsabili gerarchici dei vari corpi di polizia ma anche quella di funzionarie o ispettrici che, per l’esperienza maturata in settori specifici quali,ad
esempio, la Squadra Mobile, siano in grado di fornire utili contributi.

La presenza della donna in Polizia deve essere valorizzata e l’esperienza pregressa tenuta nella giusta considerazione. Per ora mi pare di dover dire che l’esercito potrà essere forse impiegato in
ore diurne e notturne, in zone periferiche abbandonate e deserte ma ciò che è indispensabile è un’attività di prevenzione e l’acquisizione generazionale di un rispetto di genere da crearsi giornalmente col contributo di tutte le istituzioni , famiglia e scuola comprese.