G8 2001: senteza fatti Scuola Diaz

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La sentenza del processo per i fatti della Diaz lascia tracce dolorose e delude molti, quasi che lo Stato abbia assolto se stesso. Le persone condannate sono soprattutto agenti. Sono stati infatti assolti gli alti dirigenti, allora responsabili che sono pervenuti al vertice della Polizia, nonostante il processo in corso, quasi un apparente braccio di ferro tra Magistratura e Ministero degli Interni.

I tempi della prescrizione sono ormai prossimi, con buona pace di un futuro accertamento di responsabilità. I cittadini hanno bisogno della Polizia e ad essa serve la loro stima. “Rimanere uniti” è sembrato giusto.

Il G8, che ho vissuto in servizio, è stato innanzi tutto un grande caos in cui la mancanza di coordinamento e la differente organizzazione delle forze di polizia hanno giocato un ruolo determinante.

Quanto avvenuto alla Diaz però sembra appartenere esclusivamente alla Polizia di Stato, non alla politica. Poco si può qui attribuire al caso ed alla confusione.

Esiste un linguaggio dei fatti ed in tal senso la Diaz è apparsa quasi un avvertimento eloquente per il futuro. Il malessere che deriva dal G8 non è attenuato dalla condanna di alcuni agenti “intemperanti” e del loro capo che personalmente ricordo come persona capace di dirigere al meglio i suoi uomini, inquadrati.

Inutile soffermarsi sui diversi momenti del processo; le responsabilità sonopersonali e si condanna solo se esistono prove reali. Da tutto ciò che è accaduto , oltre al dolore fisico e morale di chi ha subito, deriva un profondo senso di fallimento che non crea stima per la nostra democrazia da parte di altri paesi e lascia sgomento ed incertezza in noi.

Genova ha vissuto due avvenimenti simili, tra loro lontani, quello degli anni 60 e quello del 2001 che hanno creato rapporti difficili tra polizia e cittadini. Dal primo si è usciti grazie alla costante applicazione in ordine pubblico di principi democratici che hanno determinato una riforma della Polizia fortemente voluta da tutto il personale.

La Legge 121 del 1° maggio 1981, tuttora in vigore, ha auspicato una Polizia al servizio dei cittadini e per affermare tale principio, lavoratori e poliziotti avevano lottato lungamente durante gli anni del terrorismo.

Il G8 non può avere cancellato speranze e convinzioni. I poliziotti non amano la violenza. Occorre ripartire dalla legge di riforma e pretendere dai Governi che tutte le Forze di Polizia vengano impiegate secondo il codice etico europeo che, non a caso è stato redatto nel settembre del 2001.

Riforma Gelmini: manifestazioni e scontri in Piazza Navona

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Le manifestazioni che coinvolgono genitori, studenti e professori insoddisfatti dei tagli e dei futuri interventi decisi dal Governo nei confronti della scuola, si stanno svolgendo in maniera un po’ diversa dal solito evidenziando una fantasia tipicamente italiana. Il presidente del Consiglio ha avanzato chi
are minacce, poi sdrammatizzate e riproposte, uguali nel contenuto seppure diverse nella forma; i manifestanti invece inventano modi di protestare simpatici o spiritosi o anche discutibili come quelli che, poco educativamente,coinvolgono i bambini.

L’espressione più frequente è quella della lezione in piazza che permette ai manifestanti di informare direttamente i cittadini con una partecipazione diretta, senza trascurare studio e lezioni.

Rappresentare simbolicamente e goliardicamente in mutande una prevedibile futura situazione dell’università stupisce ma non scandalizza. Conformemente al Festival della Scienza, molti studenti di architettura genovesi hanno inventato il “ Festival della cultura “ e si sono foto segnalati su sito internet, “mettendoci la faccia”.

Nella contrapposizione politica creatasi, i linguaggi usati sono due: quello della parola, inusuale , duro e insolito di un neo ministro evidentemente incapace di confrontarsi o impossibilitato a farlo e quello dei fatti, nuovo e diverso che appartiene a manifestanti di settori differenti.

Genova, città seria, ritrova il suo humor ma continua la protesta nel convincimento che un dialogo sia doveroso anche con un governo che avendo stravinto le elezioni pensa di poter restare fermo alla vittoria elettorale negando al popolo elettore il diritto di essere ascoltato anche dopo le elezioni, non solo prima.

I dati forniti dai partecipanti allo sciopero di ieri nella nostra città si differenziano troppo da quelli della Questura. La Polizia di Stato ha sempre indicato con cifre conformi alla realtà le
situazioni di ordine pubblico ma forse il G8 ne ha cambiato in parte il metodo.

I fatti accaduti in Piazza Navona, a Roma, inducono a ritenere come lungo tutto l’arco di una protesta nazionale largamente condivisa, sia stato costantemente presente il sottile filone di una repressione duramente annunciata e mai abbandonata. La politica non può comunque prescindere dal confronto di idee. Nella maggioranza esistono persone liberali, capaci di vivere al meglio la democrazia.

Sarebbe auspicabile che cominciassero a prendere atto delle opinioni di coloro che li hanno
delegati a rappresentarli.