Il poliziotto arrestato e il codice etico. tratto da " Il Secolo XIX " del 1° febbraio 2009

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Il dibattito: è essenziale la scelta dei dirigenti e di agenti idonei a ruoli delicati.

In occasione dell'arresto di un poliziotto genovese coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti, uno dei sindacati della polizia, esprime solidarietà ai colleghi ritenendo forse che il comportamento di uno possa incidere negativamente sull'opinione pubblica.

Il questore parla di "mele marce" ed afferma, con una punta di demagogia che, se il poliziotto ha sbagliato, deve pagare più degli altri.
Entrambi gli atteggiamenti appaiono pervasi di una giusta preoccupazione che coinvolge però in maniera diversa i primi ed il secondo.

Dopo i fatti del G8, con un doppio binario contrapposto Ministero-Magistratura per i presunti responsabili e con le relative sentenze che colpiscono più la base che i vertici, la polizia attraversa un momento delicato.

Non essendo state chiarite le responsabilità politiche dei fatti, i suoi vertici possono apparire gli unici tenuti a risponderne.
Fin troppo facile è diventare capro espiatorio perdendo stima e rispetto.
Per l'interesse generale è essenziale che la scelta di personale idoneo a svolgere compiti delicati e difficili che lo pongono a contatto con i cittadini di cui deve rispettare, rispettato, diritti e libertà.
Ugualmente importante è la scelta dei dirigenti.

Fa notizia la pubblicazione su "Repubblica"di messaggi transitati su "Doppia Vela", sito intelligentemente istituito dall'Amministrazione della Polizia di Stato che accoglie critiche, lamentele e segnalazioni di disservizi oltre a fornire utili informazioni ai poliziotti.
Valutazioni più o meno di parte, di fatti accaduti si mescolano qui ad espressioni che evidenziano malessere e stress, derivanti dal fatto che spesso gli agenti si sentono prigionieri di una politica basata sempre sullo scontro e frustrati dal non poter fornire le dovute risposte alle richieste dei cittadini.

"L'esistenza è battaglia e sosta in terra straniera"

"L'odio chiama odio"


"Siamo come scorpioni in bottiglia, soli con la nostra rabbia"

"L'Italia non è uno stivale ma un anfibio di celerino"

Sono alcune espressioni riportate sul sito.


Esse richiamano una contrapposizione tra manifestanti e forze dell'ordine fortemente voluta dalla politica in questi ultimi anni. Esiste il codice etico del Consiglio d'Europa per le polizie europee; esso risale, non a caso, al settembre 2001.

C'è da chiedersi quanti dirigenti lo abbiano approfondito e discusso con i propri uomini e quanti politici dei diversi schieramenti lo condividano e lo conoscano. Appare evidente che, di fronte a problematiche così particolari, ben poco possono giovare una cultura ed una impostazione di tipo militare.

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